Gestione del
dolore cronico

Gestione del dolore cronico

Il dolore cronico o persistente è un dolore che dura per molto tempo dall’eventuale danno o evento scatenante andando oltre al naturale tempo di guarigione previsto. A differenza del dolore recente o acuto, dove la causa scatenante e i motivi per cui percepiamo dolore sono quasi sempre ben chiari, nel dolore cronico spesso diventa difficile persino individuare quando abbiamo iniziato a percepirlo o perché, a distanza di tanto tempo, continuiamo a provarlo. Questo fa sì che siano dolori di difficile risoluzione facendo perdere al paziente la speranza di identificare la causa e soprattutto una cura al suo problema. In questi casi infatti diversi fattori, psicosociali oltre che biologici, partecipano al perdurare dei sintomi modulando meccanismi di sensibilizzazione centrale del dolore. Cosa significa? Partiamo dal fatto che ogni dolore è percepito e mediato dal sistema nervoso centrale, dal nostro cervello: dalla puntura di zanzara alla frattura, dal dolore per uno sforzo eccessivo ad un dolore che non ci sappiamo spiegare. Questo significa che ogni potenziale evento doloroso può essere percepito diversamente in base a quella che è la situazione in cui esso capita, in base a quelle che sono le emozioni ad esso correlato, in base alla memoria di eventi simili, in base a tutto il bagaglio di vita emotiva ed esperienziale del paziente. Tutto ciò è interessantissimo e importantissimo perché fa sì che un dolore possa essere percepito dal paziente come forte o lieve a prescindere dalla gravità dell’evento scatenate e del danno anatomico. Attenzione, non dobbiamo confonderci però: il dolore, qualsiasi esso sia, è realmente percepito dal paziente, non è inventato, non è fittizio. Il paziente non è pazzo né tanto meno (come si dice a Firenze) “ficoso”. Spesso il paziente si sente dire da professionisti, parenti e amici che è tutto un problema psicologico, che è “tutto nella sua testa” con un accezione negativa, intendendo che è un dolore su cui il paziente si è fissato, non reale. NO, il dolore è sempre realmente percepito; i correlati ambientali, sociali, emotivi e psicologici che ogni persona vive possono innescare (attraverso reali connessioni tra neuroni e una reale alterazione di sostanze e ormoni che circolano nel nostro corpo) una disregolazione della normale percezione dolorosa e alterare tutti quei meccanismi normalmente deputati a modulare o spengere il dolore.

Va però detto che in molti casi di dolore cronico esistono comunque aspetti biologici, come alterazioni di qualche tessuto o presenza di componenti infiammatorie, che sono in grado di fare da fattori irritativi per lungo tempo: un esempio possono essere le alterazioni dovute a malattie reumatiche.

Il mondo del dolore è quindi estremamente complesso ed è per questo che diventa importante valutare, gestire e trattare le persone con dolore cronico in team multidisciplinare avvalendosi della collaborazione di specialisti quali reumatologo, medico di medicina del dolore, neurologo ecc.

I principali strumenti terapeutici di cui la fisioterapia dispone per la modulazione del dolore sono la terapia manuale e l’esercizio terapeutico. L’esercizio terapeutico è indicato come terapia d’elezione nella maggior parte delle patologie muscolo-scheletriche, ed è raccomandato dalle linee guida per il trattamento del dolore cronico (l’esercizio può essere un vero e proprio analgesico). La terapia manuale è efficace in numerose condizioni muscolo scheletriche e in particolare nei dolori vertebrali acuti.

Inoltre altri strumenti molto utili sono l’approccio cognitivo-comportamentale e l’educazione alla neurofisiologia del dolore: cambiare aspetti de proprio stile di vita e comprendere al meglio i meccanismi che sottintendono il dolore, sono sue aspetti fondamentali per ogni paziente che vuole davvero gestire e migliorare il proprio dolore cronico.

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